11 Dicembre 2014 - Digital
Google News chiude in Spagna dal 16 dicembre: reazioni e futuro
Google News, l’aggregatore di notizie che permette di individuare ogni piccola e grande fonte di informazione online in tutto il Mondo, verrà chiuso in Spagna a partire presumibilmente dal prossimo 16 dicembre. La decisione è proprio delle alte sfere di Google stessa, come risposta alla nuova legislazione spagnola che obbligherebbe di fatto il colosso di Mountain View a pagare le realtà editoriali per mostrare i contenuti sulla piattaforma.
Ognuna delle parti ha le proprie motivazioni: gli editori spagnoli vorrebbero far pagare Google un canone per il servizio di informazione che loro mettono a disposizione, mentre Google si rifiuta di riconoscere qualsiasi “tassa” per qualcosa che offre gratuitamente a tutti a partire dal 2002 (e uscito dalla beta version nel 2006). La nuova legislazione spagnola è il risultato della riforma della Legge sulla proprietà intellettuale che prevede l’introduzione del diritto inalienabile degli editori di inserire una “fee” nei confronti degli aggregatori online come Google News (ma anche Digg, per esempio) e quindi rendere a pagamento anche alcuni frammenti delle informazioni pubblicate. Questa parte di riforma entrerà in vigore il 1° gennaio 2015, ma fonti del Ministero indicano che i tempi potrebbero dilatarsi: Google ha così anticipato tutti, dando una lezione che difficilmente verrà dimenticata.
Sul blog ufficiale Richard Gingras, Head of Google News, parla di “un servizio che centinaia di milioni di utenti amano e di cui si fidano. Gli editori possono scegliere se far inserire o meno le notizie in Google News e la stragrande maggioranza scegliere di essere inclusi per ottime ragioni”. Poi pone l’accento su un piccola grande verità: “Google News crea valore reale per queste realtà conducendo gli utenti ai loro siti, cosa che a sua volta aiuta a generare ricavi pubblicitari“. Dato che Google News non è un servizio che genera entrate per l’azienda stessa, questo nuovo approccio spagnolo è visto come “semplicemente insostenibile” per Gingras.
Cosa succederà?
Google ha spiegato che a partire dal 16 dicembre le modifiche saranno queste:
- Google News sparirà in Spagna: andando su news.google.es sarà visualizzabile una nota esplicativa sulla chiusura del servizio;
- Non appariranno notizie indicizzate dei media spagnoli in nessuna sezione di qualunque versione di Google News: ciò significa che se cercheremo notizie dall’Italia non ne troveremo nessuna pubblicata in Spagna.
- Il riquadro delle notizie correlate alle ricerche generali continuerà ad apparire, ma verranno cancellati i risultati provenienti dai media di informazione spagnoli.
Una punizione esemplare?
Come abbiamo detto prima, gli editori spagnoli sostengono che Google e gli altri aggregatori – e quindi anche alcuni social network – traggono profitto dai loro contenuti che ogni giorno pubblicano e quindi è giusto che venga fissato un canone per questa riproduzione. Dal canto suo, Google insiste sul fatto che non ci ha mai guadagnato nulla. In realtà questa situazione è già stata vissuta per certi versi anche in altre nazioni come Germania, Francia e Belgio, dove però sono stati raggiunti dei compromessi.
Nessuno di questi tre casi però si è avvicinato alla forte presa di posizione spagnola. Per questo motivo Google pare abbia deciso di prendere drastiche misure che agli occhi di molti appaiono come una vera e propria punizione esemplare, una sorta di “non fateci arrabbiare“. La chiusura di Google News può rappresentare un colpo mortale per un settore come quello dell’editoria, che da anni subisce i morsi della Crisi e di lettori sempre meno fedeli e interessati. E forse questo non farà altro che alimentare il livello competitivo: i “più grandi” cercheranno di sopravvivere alle spese dei “più piccoli” e gli spagnoli si troveranno di fronte a una sorta di oligarchia informativa. Gli scenari sono diversi, insomma. Solo il tempo permetterà di capire e comprendere le nuove dinamiche.
Le reazioni degli spagnoli
I commenti sul blog di Google la dicono lunga:
- “Molto triste. È un disastro per l’industria PR, come Google News è il nostro principale strumento per raccogliere la rassegna stampa per i nostri clienti. Certo, possiamo (e lo facciamo) riferirci alle ricerche “normali”, così come ad altri servizi a pagamento, ma onestamente Google News è sempre stato estremamente utile”;
- “Ben fatto Google. Se governo spagnolo e media old-style vogliono tornare al medioevo, questo è ciò otterranno. Spero davvero che si ravvedano e sospendano questa legge senza senso”;
- “Come spagnolo – eutente di Google News, mi dispiace della chiusura di questo servizio. E tutto a causa di una legge stupida che cerca solo di raccogliere denaro. Grande decisione da parte di Google di chiudere le news e di non collaborare a questa truffa”;
- “I legislatori, analfabeti digitali che vogliono mungere una mucca che non è loro. Quando si renderanno conto delle perdite che stanno per avere tutti i media, sarà troppo tardi”.
Questi sono solo quattro tra i commenti al blog, ma il tenore della maggioranza – anche di quelli pubblicati sulle testate spagnole – rimane questa. Su “El Mundo”, un utente ha addirittura ironizzato: “In che Paese viviamo, in Corea del Sud?“.
Cosa pensare dunque? Ognuno avrà ovviamente una propria opinione, ma di certo nell’era digital nella quale viviamo bisogna tener conto di numerosi fattori per quanto riguarda l’informazione.Ormai siamo nel 2015 e ci vengono in mente altre domande. E se Google decidesse di mettere a pagamento alcuni suoi servizi che abitualmente utilizziamo gratuitamente? Oppure: se li cancellasse definitivamente? Quanto potere ha Google nelle nostre vite e quanto ne abbiamo noi nelle sue logiche aziendali?
Domande difficili, con risposte altrettanto ardue. Come la situazione in Spagna.
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