14 Febbraio 2015 - Social

Privacy: cosa fare se il fornaio diventa un'app?

Immaginate di andare dal fornaio. O dal fruttivendolo. O da qualsiasi negoziante che siamo soliti frequentare per comprare quello che solitamente mangiamo. Ok, l’avete in mente? Ecco, ora pensate se il negoziante vi chiedesse il vostro numero di telefono. O quello dei vostri genitori. O vi domandasse dove eravate il giorno prima. Oppure, ancora peggio: una volta usciti dall’esercizio, iniziasse a seguirvi. Ecco: come reagireste? Su questo concept si basa il video danese qui sotto. Il perché? È presto detto…

L’Associazione dei consumatori ha voluto indicare a tutti i cittadini quello che le applicazioni di smartphone e tablet a volte possono chiedere, sebbene magari risulti non adeguatamente segnalato. Secondo il Presidente Anja Philip, il video dovrebbe spingere la gente a pensare due volte prima di condividere alcune informazioni personali con le app, soprattutto se non si sa come saranno utilizzati i dati personali.

Quella della privacy è una questione spinosa da ormai molto tempo. Dall’anno scorso tutti i siti web devono informare e ottenere il consenso degli utenti per usare cookie con finalità di profilazione e marketing, ma le dinamiche delle applicazioni mobile sono ancora oggi a volte forse confuse o sottovalutate. Giusto per fare un esempio: a settembre dello scorso anno un rapporto del Global Privacy Enforcement Network (GPEN) ha studiato un campione di 1.200 applicazioni e scoperto che l’85% non era in grado di rivelare adeguatamente come raccoglieva, utilizzava e condivideva le informazioni personali raccolte una volta installate sui dispositivi.

Le applicazioni spesso ci aiutano in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, ma non dobbiamo mai dimenticare l’importanza della nostra privacy: lo stesso deve fare chi le realizza, perché il marketing dev’essere inquadrato in un’etica ben precisa. Giusto per fare un esempio: sapete che in questo momento Google probabilmente sa dove siete? “I dati di Cronologia delle posizioni e Segnalazione della posizione potrebbero essere utilizzati da qualsiasi app o servizio Google, compresi gli annunci su Google e non”. Non stiamo di certo accusando Google, ma segnalando qualcosa che forse non siamo tutti coscienti di fornire: “accesso alla posizione, della Segnalazione della posizione e della Cronologia delle posizioni“.

Bisogna però precisare una cosa: al contrario di quanto si possa pensare, spesso i dati servono per migliorare un servizio e non per rubare l’identità, cosa che a volte viene associata erroneamente alle applicazioni, anche alle più innocue. Sviluppare un’applicazione significa avere bene in mente un obiettivo che può essere molteplice: fidelizzare, creare engagement, divertire, incuriosire o semplicemente aiutare.

Alla fine dei conti rimane fondamentale un aspetto: l’informazione deve sempre rimanere libera e consapevole. Io, per esempio, ho la cronologia delle posizioni di Google attiva. Perché? Perché ho notato che il servizio migliora in base all’uso che ne faccio, tutto qua. Le applicazioni sono come Internet stesso: strumenti. Spetta sempre all’utilizzatore capire come sfruttarle e agli sviluppatori come fornire tutte le delucidazioni dei casi, in totale trasparenza

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